giovedì 29 settembre 2011

Alda

Il bacio appena sognato
in una notte di tradimenti,
dove tutti consumano amplessi
che non hanno profumo,
il tuo bacio febbricitante,
il candore delle tue labbra,
somiglia alla mia porta
che non riesco ad aprire.
Il bacio è come una vela,
fa fuggire lontano gli amanti,
un amore che non ti gela
che ti dà mille duemila istanti.
Ho cercato di ricordare
che potevi tornare indietro,
ma ahimè il tuo bacio
è diventato simile a un vetro.
Io come un animale
mi rifugio nel bosco
per non lasciare ovunque
il mio candido pelo.
Il pelo della mia anima
è così bianco e così delicato
che persino un coniglio ne trema.
Tu mi domandi quanti amanti ho avuto
e come mi hanno scoperto.
Io ti dico che ognuno scopre la luce
e ognuno sente la sua paura,
ma la mia parte più pura è stata il bacio.
Io tornerei sui monti d’Abruzzo,
dove non sono mai stata.
Ma se mi domandano
dove traggono origine i miei versi,
io rispondo:
mi basta un’immersione nell’anima
e vedo l’universo.
Tutti mi guardano con occhi spietati,
non conoscono i nomi delle mie scritte sui muri
e non sanno che sono firme degli angeli
per celebrare le lacrime che ho versato per te.
(da "Rasoi di Seta")

miser Catulle

Miser Catulle, desinas ineptire,
et quod vides perisse perditum ducas.
fulsere quondam candidi tibi soles,
cum ventitabas quo puella ducebat
amata nobis quantum amabitur nulla.
ibi illa multa cum iocosa fiebant,
quae tu volebas nec puella nolebat,
fulsere vere candidi tibi soles.
nunc iam illa non vult: tu quoque impotens noli,
nec quae fugit sectare, nec miser vive,
sed obstinata mente perfer, obdura.
vale puella, iam Catullus obdurat,
nec te requiret nec rogabit invitam.
at tu dolebis, cum rogaberis nulla.
scelesta, vae te, quae tibi manet vita?
quis nunc te adibit? cui videberis bella?
quem nunc amabis? cuius esse diceris?
quem basiabis? cui labella mordebis?
at tu, Catulle, destinatus obdura.

giovedì 22 settembre 2011

Massimo Bubola

Eurialo e Niso

La notte era chiara
la luna un grande lume
Eurialo e Niso uscirono
dal campo verso il fiume.
E scesero dal monte
lo zaino sulle spalle
dovevan far saltare
il ponte a Serravalle.
Eurialo era un fornaio
e Niso uno studente
scapparono in montagna
all’8 di settembre
i boschi già dormivano
ma un gufo li avvisava
c’era un posto di blocco
in fondo a quella strada.
Eurialo disse a Niso
asciugandosi la fronte
ci sono due tedeschi
di guardia sopra il ponte.
La neve era caduta
e il freddo la induriva
ma avean scarpe di feltro
e nessuno li sentiva.
Le sentinelle erano
incantate dalla luna
fu facile sorprenderle
tagliandogli la fortuna
una di loro aveva
una spilla sul mantello
Eurialo la raccolse
e se la mise sul cappello.
la spilla era d’argento
un’aquila imperiale
splendeva nella notte
più di una aurora boreale.
Fu così che lo videro
i cani e gli aguzzini
che volevan vendicare
i camerati uccisi.
Eurialo fu bloccato
in mezzo a una radura
Niso stava nascosto
coperto di paura
Eurialo circondarono
coprendolo di sputo
a lungo ci giocarono
come fa il gatto col topo.
Ma quando vide l’amico
legato intorno ad un ramo
trafitto dai coltelli
come un San Sebastiano
Niso dovette uscire
troppo era il furore
quattro ne fece fuori
prima di cadere.
E cadde sulla neve
ai piedi dell’amico
e cadde anche la luna
nel bosco insanguinato
due alberi fiorirono
vicino al cimitero
i fiori erano rossi
sbocciavano d’inverno.
La notte era chiara
la luna un grande lume
Eurialo e Niso uscirono
dal campo verso il fiume.

la verita'

mercoledì 14 settembre 2011

versione per sabato

un benvenuto alle caprette e ai caproni del III A!!!
Catullo V

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus
Rumoresque senum severiorum
Omnes unius aestimemus assis.
Soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basìa mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum
deinde usque altera mille, deinde centum.
Dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut nequis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.